Rai, il segreto della conduttrice è ormai venuto a galla: “Andava alla mensa dei poveri, nessuno lo sapeva”
Il celebre volto Rai ha nascosto per anni un retroscena commovente: spente le luci della ribalta, tornava tra i più umili.
Per le personalità più facoltose ed in vista del jet-set, la pratica della beneficienza è diventata negli anni una prassi che regala lustro all’immagine, e nobilita parzialmente stili di vita altrimenti costellati di sperperi, e dediti ai lussi più sfrenati.
In rari casi, però, alcune celebrities preferiscono agire nell’anonimato, evitando di sfruttare il volontariato come cassa di risonanza per amplificare il proprio prestigio: ne è un esempio la compianta Raffaella Carrà.
Nata a Bologna il 18 giugno del 1943, la talentuosa conduttrice e showgirl Rai avrebbe festeggiato a breve il suo 80esimo compleanno. Ricorrenza mestamente rievocata dai fan, orfani dal 2021 della sua presenza. Raffaella Carrà è infatti deceduta il 5 luglio dello stesso anno a causa di un grave tumore al polmoni, ma il suo lascito è rimasto nel cuore dei milioni di fan italiani e spagnoli.
Icona LGBTQ+, abile intrattenitrice e talentuosa ballerina, la showgirl amava inoltre mischiarsi alla gente comune, ed offrire il proprio aiuto alle categorie più svantaggiate. Lo ha confermato anche il giornalista di “Famiglia Cristiana” Luciano Regolo: lontano dai riflettori, Raffaella Carrà riservava agli ultimi la parte più preziosa di sé.
Raffaella Carrà: oltre alla Rai, il successo nella vita
Luciano Regolo ha riferito: “C’era un altro amore che Raffaella coltivava in silenzio: poveri e dimenticati, verso i quali non si limitava agli aiuti in denaro. Andava, nel più totale anonimato, a servire nelle mense per gli indigenti: voleva conoscerne le storie, guardarli negli occhi, donare sorrisi e speranze“. Ha poi precisato: “Nessuno, mentre era in vita, lo ha mai saputo“.
Una Big sul palco, quanto nella vita privata, e lo ha dimostrato anche la sua apertura mentale nei confronti della comunità LGBTQ+. Raffaella Carrà aveva infatti rivelato al riguardo: “Come mai sono un’icona gay? Morirò senza saperlo. Sulla mia tomba lascerò scritto: ‘Come mai piacevo tanto ai gay?’… Ho cominciato a capire il mondo gay a ‘Canzonissima’ nel 1970, quando molti ragazzi mi inviavano le loro lettere… Ho iniziato ad informarmi, anche perché molte persone nei cast dove lavoravo erano gay. Mi sono sempre chiesta com’è possibile che esista questo gap tra genitori, figli, amici e società di fronte a queste creature. Sono diventata icona gay mio malgrado: non ho fatto nulla!“.
Raffaella Carrà sulle adozioni gay: “Facciamoli uscire dagli orfanotrofi!”
Dotata di indubbia lungimiranza, prima della sua morte Raffaella Carrà ha patrocinato un tema di pressante attualità, ovvero il nodo delle adozioni da parte delle coppie gay.
Ha riferito in merito: “Facciamoli uscire i bambini dagli orfanotrofi… Non crescono mica male se avranno due madri o due padri. Io le ho avute. Sono venuta male?“.