Fabio Concato, dal successo musicale alla malattia che gli ha stroncato l’esistenza | Dolore indicibile
Fabio Concato, il terribile racconto della malattia che non tutti conoscono. Il cantante si è aperto su alcuni particolari momenti molto toccanti.
Fabio Concato, uno dei cantanti italiani che ha fatto la storia della musica del nostro Paese, racconta della malattia che gli ha cambiato la vita.
Una voce inconfondibile la sua, che gli ha donato un successo enorme da quel brano che ancora oggi, nonostante risalga al lontano 1982, tutti conoscono e canticchiano: Domenica Bestiale.
Al quale sono seguiti tutti gli altri che, un successo dietro l’altro, hanno fatto si che la sua carriera fosse quella che conosciamo oggi. E che nel 2022 gli ha permesso di vincere il Premio Tenco, che viene assegnato dal Club Tenco agli artisti che vengono considerati portatori di un contributo significativo alla canzone d’autore.
Ha appena compiuto 70 anni, chi lo avrebbe mai detto, un traguardo importante, una cifra che ti fa riflettere. A Repubblica ha rilasciato un’intervista di bilancio, e sul fato che è sempre stato considerato un cantante tanto garbato e a modo ha un’idea precisa.
Fabio Concato: la malattia
Fabio Concato, il cantante educato e sensibile. Ma proprio la sua sensibilità, dice: “Ha molto condizionato la percezione che si aveva di me, mi ha limitato. Quelli che usano gli occhi come li uso io mi hanno amato per questo, ma ad altri sono forse apparso stucchevole. Se sei sensibile non puoi diventare cinico. Mi dicevano: ‘Sei bravo, però ti manca un po’ di cattiveria’. Come se la cattiveria fosse un valore”.
La sua sensibilità però gli ha permesso di scrivere canzoni indimenticabili. A parte quando ha avuto il “blocco dello scrittore”, o la “sindrome del foglio bianco”, come la chiama lui. Che ha superato grazie all’aiuto di un coach.
Il racconto della sofferenza
Ma ha superato anche una malattia, racconta ad Avvenire Fabio Concato: “Iniziai a fare psicoterapia d’appoggio prima del successo: anzi sapendo, l’avevano detto i produttori, che restando coerente non avrei sfondato se non in 6-7 anni. Così avvenne: ma Domenica bestiale, Fiore di Maggio e i soldi crearono altro disorientamento oltre al panico con cui evidentemente sfogavo cose mal digerite”.
Come ne è uscito? “La terapia allora mi fece restare coi piedi per terra, come volevo: attento alla famiglia, a mia moglie, alle cose vere” confessa. E aggiunge: “C’è chi dice di aver composto in panico. Io anche quando passava mica andavo alla chitarra. Sì, potevo sfruttare certe cose, ma non l’ho fatto”.