Striscia la notizia, un inviato aggredito brutalmente | La corsa in ospedale è stata immediata
Inviato di Striscia la notizia aggredito talmente brutalmente da dover ricorrere alle cure in ospedale. Cosa è successo e a chi.
Da quanti anni guardiamo Striscia la notizia? Il tg satirico ideato da Antonio Ricci ci tiene compagnia ormai da 35 anni, simile nella forma ma non uguale.
In principio il primo inviato a fare la sua apparizione è stato il Gabibbo, il pupazzo rosso dal dialetto ligure che tutti ormai conosciamo.
Negli anni oltre alle veline che si sono avvicendate sul bancone, sono cambiati anche gli inviati, sebbene alcuni siano presenti quasi dalle prime edizioni.
Inviati che si occupano delle inchieste sul campo. Temi sociali, animali, malcostume e persino criminalità e spaccio. Tutti portano avanti il loro lavoro con passione e competenza, ma molti incappano in episodi poco piacevoli. Spesso infatti mentre aiutano i cittadini onesti e ligi alle regole, si scontrano – anche fisicamente – con malfattori che non vogliono essere disturbati. E qualche volta finiscono anche all’ospedale.
Striscia la notizia: inviato finisce in ospedale
Tra tutti quelli che hanno subito più aggressioni ce n’è uno che ha avuto la peggio. Lui è campione del mondo di Bike Trial ed è entrato a far parte della squadra del tg di Antonio Ricci dal 2008. Conduce persino Paperissima Sprint, che va in onda nel periodo estivo al posto di Striscia la notizia. Si tratta proprio di lui, il povero Vittorio Brumotti.
A cavallo della sua bici questo inviato molto speciale da un po’ di tempo si occupa di contrastare lo spaccio di stupefacenti, e non è raro che venga aggredito da spacciatori e malavitosi che vengono disturbati nei loro “affari” e per questo si arrabbiano molto.
Il risveglio delle coscienze
Vittorio Brumotti ha subito diverse aggressioni, alcune anche molto brutali, ma non si ferma. In un’intervista al Corriere ha confessato: “Il mio obiettivo è risvegliare le coscienze, il mio motto è andare a riprendermi il territorio dove comandano le mafie. Lo faccio per vocazione, come la fede per i preti. Per questo non mi piace quando strumentalizzano i miei servizi. Io mi muovo solo quando mi chiamano i cittadini esasperati da situazioni insopportabili”.
Una vocazione che più volte lo ha spedito in ospedale, come è accaduto qualche mese fa nella periferia di Roma. Impiegato come al solito per indagare sullo spaccio di droga, lui e la sua troupe hanno rischiato letteralmente il linciaggio. Ha infatti raccontato in seguito: “È stata un’ora di follia, abbiamo rischiato il linciaggio. I residenti della via, dai ragazzini ai vecchi, erano contro di noi. Siamo dovuti scappare e rifugiarci in un palazzo finché non siamo stati tratti in salvo dalla Guardia di Finanza che ci ha caricati in auto e scortati via da lì”. Ma nemmeno questo lo ha fermato.