Deficit di attenzione: la scienza ha finalmente spiegato cosa c’é dietro questo ‘problema’
Se soffri di deficit dell’attenzione, scopri i risultati dell’ultima ricerca: l’origine di questo disturbo è assolutamente incredibile.
Il disturbo da deficit di attenzione, altrimenti conosciuto con l’acronimo ADHD, è un fenomeno neuro-evolutivo che si manifesta con cali di concentrazione palesi, irrequietezza e scarsa capacità di adeguarsi alle regole e alle tempistiche più comuni nelle occasioni di socialità, in primis a scuola e sul lavoro.
L’ADHD viene spesso rilevato in tenera età, generalmente tra i 4 e i 12 anni, e spesso influisce sui risultati scolastici e sui rapporti tra i coetanei, rendendo ardua la anche costruzione delle relazioni a causa della spiccata disattenzione e impulsività.
Si stima, peraltro, che il disturbo colpisca attualmente tra il 5% e il 10% dei bimbi in età scolare, eventualità che indica la larghissima diffusione dell’ADHD in tutto il mondo e che impensierisce puntualmente genitori e insegnanti esasperati.
In età adulta, il deficit può anche minare la qualità delle prestazioni lavorative, in quanto la pianificazione dei compiti può risultare noiosa e ridondante per il soggetto che ne soffre, e sfociare anche in richiami, sospensioni o addirittura nel licenziamento. Una recente ricerca rivela però che l’ADHD potrebbe rappresentare un tratto evolutivo ancestrale che ha garantito nei secoli la sopravvivenza della specie: ecco la sorprendente ipotesi dei ricercatori.
Disturbo da deficit di attenzione: la ricerca rivoluzionaria
Un gruppo di ricercatori della University of Pennsylvania ha recentemente pubblicato uno studio sulla rivista “Proceedings of the Royal Society” che mira a comprendere il motivo per cui l’ADHD, disturbo apparentemente svantaggioso per le convenzioni sociali, sia ancora così largamente diffuso nella popolazione mondiale.
La ricerca ha ipotizzato che questo tratto sia il frutto di una selezione positiva nel corso dell’evoluzione umana, in quanto nell’antichità avrebbe permesso all’essere umano di ottimizzare le sue attività di caccia e raccolta. Il ricercatore David Barack ha spiegato: “Se questi tratti fossero puramente negativi, ci aspetteremmo che in tempi evolutivi la selezione naturale li avrebbe eliminati. I nostri risultati rappresentano invece un punto di partenza, e suggeriscono che possano fornire qualche tipo di vantaggi in alcuni contesti“. In buona sostanza, le tribù primitive di nomadi cacciatori o raccoglitori avrebbero sfruttato l’esplorazione della natura e la diversificazione delle attività all’aperto per racimolare il maggior numero di risorse, in modo da garantire la sopravvivenza ai familiari e ai restanti membri della comunità.
Disturbo da deficit di attenzione: il test
Il gruppo di ricercatori ha inoltre condotto un esperimento, invitando 457 partecipanti ad una simulazione in cui avrebbero dovuto raccogliere il maggior numero di bacche da cespugli virtuali nell’arco di 8 minuti.
206 di essi, precedentemente diagnosticati ADHD, hanno ultimato il compito in un lasso di tempo minore rispetto agli altri partecipanti, raccogliendo peraltro un numero superiore di bacche. Il disturbo da deficit dell’attenzione, quindi, potrebbe paradossalmente rivelarsi un tratto ereditario vincente e funzionale alla sopravvivenza della specie, nonostante i tempi moderni tendano a comprimere e incasellare l’individuo secondo rigidi parametri di produttività.